Sismografo elettrico a carte affumicate scorrevoli Cecchi Filippo Cecchi 1875 Si tratta del primo strumento in grado di scomporre il moto del suolo in tre componenti ortogonali, anticipando così il futuro della sismologia strumentale moderna. |
IDEAZIONE
Lo strumento, ideato nel 1875 e descritto nel 1876 da Filippo Cecchi, venne costruito allo scopo di registrare simultaneamente i movimenti verticali, orizzontali e 'vorticosi' e consente inoltre di raccogliere anche informazioni sul numero di scosse, l’intensità, l’orario dei primi due eventi, con la durata di ognuno di essi.
FUNZIONAMENTO
Lo strumento è formato da due pendoli, oscillanti in piani verticali fra loro ortogonali, e da una molla a spirale gravata di un peso, così da scomporre i moti del terreno secondo tre componenti ortogonali. Porta, inoltre, una specie di bilanciere, caricato di due lenti di piombo agli estremi dei suoi due bracci eguali, e girevole intorno a un asse verticale. Questa parte dello strumento, secondo le intenzioni di Cecchi, doveva registrare i moti così detti rotatori o vorticosi.
A ciascuno di questi apparati sono collegati altrettanti pennini che registrano su carte o vetri affumicati disposti sulle 4 facce di un parallelepipedo retto.
Un altro piccolo pendolo avvisatore, oscillando a causa di un terremoto, chiude un circuito elettrico, e determina lo scorrimento, per caduta, del parallelepipedo per metà della sua corsa, cosicché lo strumento è in grado di registrare due scosse successive. Il sismografo è inoltre dotato di un orologio a sveglia con le lancette fisse sulle ore 12, trattenuto fermo da un sistema di controllo dell’avvio fino al momento del primo movimento sismico. Ciò al fine di segnalare, in assenza di un osservatore, il tempo trascorso dal momento della prima scossa.
All’occorrenza di un moto sufficiente ad attivare il pendolo avvisatore, si chiude il circuito elettrico su di un’elettrocalamita che libera sia il meccanismo di discesa del parallelepipedo delle carte affumicate sia l'orologio, che si avvia e una suoneria entra in funzione.
Un pendolo conico garantisce la regolarità della velocità di caduta del parallelepipedo di registrazione.
DIFFUSIONE E NOTE
Nel 1876 erano stati costruiti già sei esemplari del primo modello presso l’Officina Galileo in Firenze, sotto la direzione di L. Golfarelli; di questi uno venne collocato presso l’Osservatorio Ximeniano, un altro era in uso presso l’Osservatorio del Seminario di Fiesole, nei pressi di Firenze, il terzo operò per molti anni nell’Osservatorio Geodinamico del Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, nei pressi di Torino, e con esso fu ottenuta la più antica e significativa registrazione in occasione del disastroso terremoto ligure del 23 febbraio 1887. Oggi questo strumento è conservato nella collezione del CREA. Il quarto strumento fu acquistato, ma mai installato, nel gennaio del 1877 da L. Guidi, direttore dell’Osservatorio Valerio di Pesaro, il quinto funzionò presso l’Osservatorio Meteorologico Vincenzo Nigri di Foggia, il sesto infine restò in funzione per molti anni nell’Osservatorio sismologico di Perpignan in Francia.
Del secondo modello, di cui sopravvive un unico esemplare, non conosciamo la prima destinazione, ma sappiamo solo che fu ritrovato da Francesco Porro (1861-1937), direttore dell’Osservatotio Astronomico di Torino, nel domicilio del defunto Angelo Charrier. Nel 1889 Porro lo installò nell’Osservatorio, ma pochi anni dopo ne fece dono al museo dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Roma (oggi CREA).
SCHEDA TECNICA
Dimensioni: 115x50x250cm
Materiali: ferro, ghisa, ottone, rame, corda vetro, legno;
Stato di conservazione: molto buono
Proprietario: Fondazione Osservatorio Ximeniano - Firenze